Sassari

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Le idee che mossero la Storia: dall’Università alla Sarda Rivoluzione

Se c’è un luogo “angioyano” per antonomasia questa è senza ombra di dubbio Sassari.

Non solo per gli episodi che infiammarono in quel triennio la città e l’intero Logudoro ma anche perché proprio Sassari perpetrò tenacemente nei secoli successivi la memoria della figura e dell’operato dell’Alternos. Una rivoluzione che attraversò in lungo e in largo la capitale del Capo di Sopra: prima roccaforte della nobiltà reazionaria e residenza del famigerato Duca dell’Asinara, poi bastione dei partigiani di Angioy e patria dei più accesi estremisti repubblicani e indipendentisti. Sassari conobbe tutte le fasi più accese che caratterizzarono quegli anni, quando si vide presa dall’esercito rivoluzionario negli ultimi giorni del 1795, quando fu sede del governo illuminato dell’Alternos nella primavera dell’anno successivo, fino al tragico epilogo del 1802 quando Piazza Tola fu lo scenario dell’ultimo e disperato tentativo, la tragica e orribile fine del notaio Cilocco.

Ma il ricordo anche doloroso di quegli eventi non potrà celare il fatto che il seme della Sarda Rivoluzione fu gettato nelle secolari aule del restaurato ateneo turritano. Da qui partì Angioy e da qui partì quella “rivoluzione delle idee” che scosse l’isola. Tra i laureati in Giurisprudenza di quegli anni, che saranno protagonisti a vario titolo della Sarda Rivoluzione, si dovrebbero ricordare Domenico Simon, Gioachino Mundula, Gavino Fadda, Francesco Sotgiu Satta, Domenico e Salvatore Pinna, Michele Obino, oltre a Domenico Alberto Azuni che conseguì la laurea il 29 gennaio 1772; i teologi Muroni, Sanna Corda, Tanca di Thiesi, Sechi Bologna, Aragonez, Niccolò Angioy e il Sisternes, mentre i medici che si voteranno alla causa angioyana saranno Gaspare Sini e Giommaria Vidili. Così come non si potrà tacere del fatto che, caso più unico che raro, l’università turritana, a causa dell’appoggio esplicito alla Sarda Rivoluzione, ebbe due docenti destituiti dall’insegnamento “per motivi politici”: Antonio Campus di Pattada, docente di Teologia Morale, e Michele Obino di Santu Lussurgiu, docente di Decretali.

Un lascito profondo che fece maturare il fiorire fecondo di un “patriottismo” – un senso di appartenenza alla Nazione Sarda arricchita da solide fondamenta culturali – che si espresse in una riscoperta e in una seria meditazione sulla legislazione patria ovvero le istituzioni sovrane sarde, l’idioma nazionale sardo e le strutture economiche dell’isola.

luogo

La fontana di Rosello

Situata nell’omonima valle, essa è menzionata anche negli Statuti Sassaresi risalenti alla fine del Duecento. Di vitale importanza per l’approvvigionamento idrico della città, era l’unica a sorgere fuori dalla cinta muraria cittadina. La fontana convoglia le acque di alcuni torrenti sotterranei e del rio Eba Giara che trae il suo nome dall’acquedotto di epoca romana (I secolo a.C.) detto dell’ AQVA CLARA che trasportava la preziosa acqua fino alla colonia romana di Turris Lybissonis, l’attuale Porto Torres per una distanza di circa 20 miglia romane.

Il suo attuale aspetto è probabilmente opera di maestranze liguri che operarono a più riprese tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XVII secolo. Si tratta fondamentalmente di due parallelepipedi sovrapposti ricoperti di pregiato marmo bianco e grigio scuro; il più grande, in basso, presenta dodici cantaros (bocche) per lo più in forma di teste leonine raffiguranti i mesi e quattro statue agli spigoli raffiguranti le stagioni dell’anno. Dal più piccolo, in alto partono quattro archi che si congiungono formando un supporto alla statua di S. Gavino.

Curiosità

Durante i moti rivoluzionari, nel 1795, andarono distrutte quasi tutte le statue raffiguranti le stagioni meno una, l'Estate, che si trova conservata a Palazzo Ducale. Si tratta di quella che viene considerata oltre che il simbolo di Sassari, la più importante e per taluni anche l'unica fontana monumentale in Sardegna tanto da meritare di essere stata scelta da Poste Italiane per essere inserita in una serie di francobolli del 1975 con le più belle fontane ornamentali d'Italia.

luogo

Piazza Università

La piazza si trova nei pressi dell’antica Porta Nuova situata nella parte meridionale della cinta muraria. Il collegio dei gesuiti sorge, grazie a diversi facoltosi donatori tra i quali Alessio Fontana, cancelliere di Carlo V di Spagna prima e, successivamente, l’arcivescovo di Oristano originario di Sassari Antonio Canopolo, in una zona che risultava adiacente alle mura, chiamata “corte Boneta”.

Nel 1611 i gesuiti cominciarono i lavori di costruzione del loro Studio Generale (o collegio di S. Giuseppe) e questi proseguono rapidamente tanto che vennero ultimati nel 1617 così il Re di Spagna Filippo III conferì al collegio sassarese il grado di Università Regia. Poi, nell’ottobre del 1632, Filippo IV aveva accordato all’università sassarese il privilegio di conferire i gradi anche per Leggi e Medicina, che divenne effettivo solo l’anno seguente. Un giovanissimo Giommaria Angioy frequentò qui la facoltà di teologia per un anno per poi immatricolarsi all’Università di Cagliari al corso di studi giuridici.

Università di Sassari
Università di Sassari
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Piazza Tola

In epoca medievale e fino al XVIII secolo era mercato e luogo di esecuzioni per i ceti più bassi. Venne occupata intorno al XVI secolo da abitazioni popolari basse che vennero poi demolite per rifare la piazza più o meno così com’è al giorno d’oggi.

E’ possibile notare il chiaramente riconoscibile Palazzo d’Usini, fatto costruire da don Jayme Manca di Mores, signore di Usini e Tissi e Barone di Ossi, come attesta l’incisione sulla chiave dell’archivolto del portale, al di sopra dell’epigrafe dedicatoria intorno al 1577 sui resti di un altro edificio del periodo tardo gotico.

Esso fu successivamente l’abitazione anche di don Antonio Manca di Mores che in occasione dell’esecuzione esemplare di Francesco Cilloco incitava da una finestra del suo palazzo l’aguzzino di quest’ultimo affinché lo percuotesse per bene prima di farlo salire sul patibolo.

Piazza Tola - Sassari
Piazza Tola - Sassari
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Duomo di San Nicola

Incerta è la data in cui fu edificato il nucleo originario sul quale sorse la chiesa, ma pare che attorno al dodicesimo secolo (1135 ca.), secondo quanto si evince dai Condaghes di S.Pietro in Silki, esistesse a Sassari un luogo di culto dedicato a S. Nicola e ancor prima, intorno al 1113 ca. alla Madonna del Bosco. Si sa per certo che fino al 1278 fu l’unico luogo di culto nella zona e che nei pressi di questo tempio sia sorto il primo nucleo urbano di quella che sarebbe poi divenuta Thàthari.

L’edificio ecclesiastico sorse su un preesistente edificio paleocristiano e la prima ricostruzione sembra essere del XIII secolo, in stile romanico, di cui si intravedono alcuni resti sotto l’abside, per poi assumere nel XV secolo una veste gotico-catalana quando passò dall’essere una semplice chiesa a Cattedrale a cavallo degli anni 1440 e 1441.

Ultima cronologicamente ad essere stata edificata, e di forte impatto visivo, è la facciata in stile barocco che verrà realizzata intorno al XVII secolo, in pieno periodo spagnolo.

Fonti
“Sassari. Storia architettonica e urbanistica dalle origini al ‘600”, Marisa Porcu Gaias.

Credits
S. Campana, A. Nasone, S.A.Tedde.

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