Banari

Banari

Gaspare Sini e il giacobinismo sardo

Paese del Meilogu dall’assetto urbanistico quasi unico, nato dalla fusione di tre nuclei di popolamento di origine medioevale. Il primo centro si sviluppa probabilmente in continuità con la frequentazione di età romana nella zona detta Montiju, poco lontano dalla chiesa di San Lorenzo, situata nella parte bassa dell’abitato. Il secondo è situato nella parte alta del paese, agglomeratosi attorno alla chiesa di San Michele e infine un ulteriore nucleo abitativo occupa il centro del paese, rappresentato dall’insediamento sorto intorno alla chiesa di San Giacomo oggi scomparsa.

personaggio storico

Gaspare Sini

Eroe banarese della sarda rivoluzione

Una componente importante della Sarda Rivoluzione, più per la roboante eco che procurò che per il peso effettivo nell’economia degli eventi, fu quella del giacobinismo sardo.

Tra gli esponenti di punta di questo schieramento ci fu Gaspare Sini, nato nel 1770 a Sassari e residente nel capoluogo turritano, ma di padre banarese e con frequentazioni assidue nel villaggio d’origine. Laureato in medicina all’Università di Sassari, viene descritto come un ardente repubblicano che esibiva sul petto la coccarda tricolore francese. Dopo la rotta di Oristano preferì non seguire la via dell’esilio. Per questo fu arrestato il 17 giugno 1796 e condotto nelle carceri sassaresi di San Leonardo. Cercò in tutti i modi di discolparsi dalle accuse mossegli, ma sul motivo per il quale esibisse la coccarda tricolore, cerco di eludere la domanda. Negatagli la grazia, la sentenza fu di morte tramite impiccagione: con coraggiosa rassegnazione il 21 aprile 1797, prima di morire, esclamò di “aver alla patria sarda fatto dono di tutti i suoi amori”.

Eroi Angioyani

Furono diversi i banaresi che aderirono al movimento angioyano e che furono giustiziati sulle forche, come raffigurato da un suggestivo murale nel centro storico del paese.

luogo

Santa Maria di Seve (o di Cea)

Le prime notizie sul monastero di S. Maria di Seve sono contenute nel condaghe di S. Pietro di Silki in atti prodotti fra 1198 e 1232, periodo di regno dei giudici Comita e Mariano II.
Un’incisione a destra del portale della chiesa raffigura la croce a Tau dei Cavalieri di S. Jacopo di Altopascio (gli Ospedalieri) e testimonia l’esistenza di due religiosi, frate Aldibrando e il frate priore Guicardo (1250 circa). Alla presenza dell’ordine Ospedaliero potrebbe essere legata anche l’intitolazione a San Giacomo di due chiese, entrambe scomparse: una sorgeva nei pressi della chiesa di Seve e l’altra nel centro di Banari.

Gli scavi archeologici testimoniano lo sviluppo del complesso di S. Maria, che comprendeva, oltre alla chiesa, il vicino chiostro con al centro un pozzo profondo nove metri e al di fuori della struttura un forno per la panificazione o per la fabbricazione di oggetti in terracotta.

luogo

Chiesa di San Lorenzo

Costruita in forme romaniche nel XIII secolo come dipendenza dall’abbazia di Saccargia era presumibilmente affiancata da un convento e divenne in seguito la parrocchiale del villaggio.

Subì nel corso degli anni diverse modifiche e rimaneggiamenti: nel Settecento venne ristrutturata ex novo la navata e nel secolo successivo fu rifatta in forme neoclassiche la facciata. La chiesa è dedicata a San Lorenzo: di particolare suggestione è un ricco spettacolo pirotecnico che si svolge da oltre due secoli, durante la sera della vigilia (9 agosto) le cui radici affondano nella storia del paese.

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Chiesa di San Michele

Realizzata nel XII secolo in forme romaniche fu oggetto di donazione dai Giudici di Torres ai monaci Benedettini camaldolesi che ne fecero una dipendenza dell’abbazia di Saccargia. Aveva l’impianto a una navata completata dall’abside e la copertura in legno a capriate. Dopo secoli di degrado venne ricostruita nelle forme attuali nel 1892.

Curiosità

Al suo interno si conserva un suggestivo ex voto ottocentesco, donato da un mercante del paese che si salvò da una caduta disastrosa dalla scalinata ancora oggi esistente a lato dell’edificio.

luogo

Tra le vie del centro

Secondo la narrazione popolare i vari nuclei di Banari sorsero dalle famiglie provenienti dallo scomparso villaggio di Seve che si situarono sia lungo le pendici della collina, i cosiddetti “Groddinos” dallo stile di vita modesto e rustico, sia nella parte valliva, dove gli abitanti prendevano il nome di “Gaffeàios”: qui in età moderna sorsero diversi palazzi nobiliari attestando il benessere di famiglie benestanti e facoltose.

L’abitato è caratterizzato da larghe strade nelle quali si affacciano alcune case del tipo “a palattu”. Di particolare bellezza sono gli architravi, gli ingressi e le paraste angolari di molte abitazioni realizzate con la trachite rossa, “Sa pedra sambenosa” secondo la definizione del poeta locale Barore Sassu. Vestigia di un passato contadino sono inoltre il locale del Monte granatico e la fontana con annesso lavatoio situata nelle vicinanze dell’oratorio di Santa Croce.

luogo

Palazzo Solinas

Famiglia autoctona nobilitata nel 1717 rappresenta, nel suo stemma araldico, cinque alberi verdeggianti su una collina montuosa col sole che si nasconde tra le nubi: l’arma sembra echeggiare il panorama di Banari che si gode da “Sa caminera” un lungo tratto di strada aperta tra i rigogliosi giardini e oliveti che appartennero a questa famiglia. Il sentiero conduce ai resti di una dismessa cappella gentilizia, consacrata a Sant’Antonio da Padova.
Oggi il palazzo Solinas è sede della biblioteca civica.

Bibliografia
V. Del Piano, Giacobini moderati e reazionari in Sardegna, Cagliari 1995
F. Floris, La grande enciclopedia della Sardegna, Cagliari 2002
Eadem, Stemmi della nobiltà sarda, Cagliari 2005
C. Giola, Banari, Sassari 2014
A. Soddu, Banari. Storia e identità di un paese della Sardegna, Sassari 2012.

Testi
A. Nasone, S. A. Tedde

Foto
P. Cuccu, S. A. Tedde

Ringraziamenti
Comune di Banari, d.ssa Piera Cuccu

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